Il colonialismo gentile di Pietro Savorgnan di Brazzà

Il 26 gennaio 1852 nasceva a Roma l’esploratore Pietro Savorgnan di Brazzà (1852-1905). Una figura non molto conosciuta che, tuttavia, merita la nostra attenzione per il pionierismo del suo messaggio.

Una vita dedicata all’Africa e alla sua esplorazione. Brazzà, nella stagione dell’Imperialismo (1870-1914), per conto della Francia, fondò la colonia del Congo. L’esploratore si distinse per l’attenzione verso la condizione dei conquistati. Non si adoperò mai a depredare le genti africane come facevano allora gli europei, ma preferì comprendere e rispettare le altre culture. Osteggiato dalle autorità francese, denunciò a più riprese le violenze imperialistiche.

Un esempio di umanità in un’epoca di barbarie. Quasi un secondo Las Casas.

Le origini familiari e la carriera in Francia
Stemma dei Savorgnan

Pietro Savorgnan di Brazzà nasce a Roma, discendente di famiglia aristocratica friulana. La storia gloriosa dei Savorgnan inizia nel Duecento e si protrae fino a nostri giorni. Lo stemma comunale di Udine riprende esattamente quello della nobile casata. Anche la famiglia della madre di Pietro, Giacinta Simonetti, aveva origini nobili.

Dal padre, il conte Ascanio, Pietro ereditò precocemente la passione per il viaggio e l’esplorazione. All’età di 14 anni si trasferì in Francia per frequentare la scuola navale di Brest.

Ottenuta la cittadinanza francese, Pierre Savorgnan di Brazzà, secondo la variante transalpina, intraprese la carriera militare. Il suo destino lo portò ben presto in Africa.

Africa nell’Ottocento

“Italiani, popolo di santi poeti e navigatori” recita il famoso detto. Beffardo il destino dei navigatori nostrani che quasi sempre furono costretti a cercare gloria (e finanziatori) all’estero. Da Cristoforo Colombo, Amerigo Vespucci, Giovanni Caboto, Giovanni da Verrazzano fino, appunto a Pietro Savorgnan di Brazzà.

Nel 1874, all’età di 22 anni, condusse la sua prima spedizione nel continente africano che all’epoca era al centro delle attenzioni delle potenze europee. Gli Stati del Vecchio Continente, infatti, tra il 1870 e il 1914 riversarono le contrapposte ostilità nella conquista, e nel conseguente accaparramento delle materie prime, dell’Africa. Le motivazioni economiche erano affiancate da una malcelata volontà civilizzatrice verso le “inferiori” popolazioni africane.

Brazzà visse l’ultima stagione di esplorazione nella storia dell’uomo. L’Africa, all’epoca, non era stata ancora interamente mappata ed incerta restava la geografia interna del continente. Grandi difficoltà creavano i corsi fluviali dei quali era, in molti casi, sconosciuta la fonte. Celebri furono le spedizioni inglesi per risalire alla fonte del Nilo.

La spedizione del fiume Ogouè (1874)

Nel 1874 Brazzà fu incaricato di risalire l’Ogouè (tra Gabon e Congo) che si pensava conducesse direttamente ai Grandi Laghi. Erroneamente.  Minacciata dalle malattie infettive, dall’impervio percorso fluviale e dall’ostilità delle tribù locali che avevano già conosciuto l’efferatezza dei colonizzatori nella persona di Henry Morton Stanley, esploratore e scrittore gallese al soldo di Leopoldo II di Belgio, la missione francese si rilevò inconcludente. Brazzà, durante la spedizione, tentò di liberare invano dalla schiavitù le popolazioni che incontrava.

Tornato in Francia, fu coperto dagli onori. Gli fu, quindi, offerto di condurre un’altra missione nella stessa regione allo scopo, questa volta, di fondare un colonia.

La colonia del Congo
Brazzà ritratto da Felix Nadar

Nel 1879 Brazzà ripartì alla volta dell’Africa. Risalì l’Ogouè e raggiunse il fiume Congo. E qui nel 1880 stipulò un accordo con il re tekè Makoko di Mbé per la fondazione di un insediamento francese sul Congo. Il nuovo abitato fu rinominato Brazzaville in onore dell’esploratore italo-francese. Brazzà esplorò anche l’area dell’attuale Gabon fondando Franceville e scoprendo, finalmente, le tanto agognate fonti dell’Ogouè. Le terre esplorate da Brazzà divennero territorio francese a seguito della Conferenza di Berlino (1884-1885).

Durante il secondo soggiorno africano, l’esploratore si prodigò per costruire un dialogo con i locali rispettandone la cultura e i valori. Nel 1883 fece ritorno in Francia. Numerosi sono gli scritti di Brazzà inerenti ai suoi anni africani, redatti in questi anni.

Nel 1886 fu nominato governatore del Congo Francese. Nel 1897 fu sollevato dall’incarico a causa di una “cattiva” gestione della colonia. Un reportage dell’epoca descrive come Brazzà trattava i colonizzati: “Continua a fare filantropia, rifuggendo da qualsiasi forma di colonizzazione. Rispetto agli indigeni, veste i panni del professore che rimpinza i suoi allievi di marmellate, nell’attesa che questi ultimi gli chiedano di insegnarli del greco e del latino. Gli indigeni continuano così a saggiare le nostre marmellate, ma derubano e massacrano i nostri connazionali”. Metodi inaccettabili per gli standard contemporanei. Meglio usare la violenza con gli africani.

Gli ultimi anni

Brazzà, dopo il 1897, si stabilì ad Algeri dove si sposò ed ebbe tre figli. Nel 1903 fu richiamato in Congo dall’amministrazione francese che si trovava in grande difficoltà. Nel 1903, infatti, si verificò lo scandalo Toque-Gaud. I due governatori della colonia del Congo, Toque e Gaud, si resero responsabili di un episodio veramente raccapricciante. I due francesi, alla liberazione di un gruppo di prigionieri locali, fecero posizionare un esplosivo su uno degli africani. Il tutto fu fatto per impartire ai congolesi una dura lezione. Una morte orribile toccò allo sventurato. L’opinione pubblica francese si ribellò ai metodi barbarici dell’amministrazione francese.

Per calmare le acque si decise di richiamare Brazzà che era molto amato dai congolesi e godeva di largo credito in patria. L’esploratore redasse una scottante relazione, nonostante la forte opposizione francese, denunciando i crimini commessi dai colonizzatori.

Nel viaggio di ritorno Brazzà morì improvvisamente a Dakar il 14 settembre 1905. Ufficialmente di malattia, forse avvelenato. Fu sepolto ad Algeri. La relazione di Brazzà fu rapidamente insabbiata. Si chiuse, così, la vita del colonizzatore gentile.

Stanley e Brazzà
Henry Morton Stanley

Se Brazzà rappresenta il volto umano dell’Imperialismo, Henry Morton Stanley ne incarna lo spirito più brutale e violento. Stanley,  giornalista, scrittore, esploratore e mercenario dalla vita avventurosa guidò una spedizione in Congo parallela a quella di Brazzà. Stanley era al soldo del sovrano belga Leopoldo II, che mirava a costituire una colonia personale in Centro Africa. L’esploratore gallese spazzò via la resistenza delle tribù con la violenza e con la schiavitù.

Nel 1881 Stanley fondò Leopoldville, che divenne la capitale della colonia dello Stato libero del Congo (dal 1908 Congo Belga), sulla sponda meridionale del fiume Congo, proprio di fronte a Brazzaville. Dal 1966 Leopoldville ha cambiato nome in Kinshasa.

La distanza tra Stanley e Brazzà è testimoniata dal modo in cui i due si fecero ritrarre da Felix Nadar. Stanley si presenta in tenuta militare con il fucile in mano e gli stivali ai piedi. Accanto al gallese si trova un bambino congolese, simbolo della sottomissione agli Europei. In un’altra foto Stanley si fa portare un tè da un ragazzino congolese. Brazzà, invece, è ritratto da solo, scalzo, in abiti locali. La supremazia militare di Stanley è contrastata dallo spirito dialogante di Brazzà.

Il controverso omaggio post-coloniale

Se nel Congo Belga, poi Zaire e oggi Repubblica Democratica del Congo, ci si è affrettati a rimuovere tutti i segni dell’odioso e particolarmente violento passato coloniale (e lo stesso anche in Belgio, si veda la vicenda del Musée Royal de l’Afrique centrale a Tervuren), a Brazzaville l’aspetto coloniale si è mantenuto.

Il mausoleo dedicato all’esploratore friulano a Brazzaville

Brazzaville, che ha conservato l’intitolazione originaria, è oggi la capitale della Repubblica del Congo, uno stato non certamente democratico, governato da 20 anni dal controverso presidente Denis Sassou Nguesso.

Sassou Nguesso si è reso protagonista di una discussa iniziativa “neocoloniale”: la costruzione a Brazzaville, nel 2005 del Mausoleo di Pietro Savorgnan di Brazzà. Le spoglie dell’esploratore, riconosciuto ufficialmente come eroe dal Congo, sono state traslate, non senza polemiche, da Algeri a Brazzaville.

A Brazzà è dedicato il museo storico di Castello Brazzacco (Moruzzo, Provincia di Udine).

 

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