Irena Sendler : la vita in un vasetto

Irena Sendler da giovane
Irena Sendler da giovane

Questa è non soltanto la biografia di una donna polacca del XX secolo, ma è anche un esempio di coraggio, di forza e di speranza per tutti gli uomini e tutte le donne dei nostri tempi e di domani. La storia di Irena Sendler è stata da poco riscoperta grazie al progetto “The Life in a Jar” promosso da alcune studentesse di una scuola del Kansas nel 1999.

Irena Sendler, da nubile Krzyżanowska, nacque a Varsavia nel 1910 da Stanisław, medico cattolico, morto di tifo durante l’epidemia del 1917 a Otwock; molti dei suoi pazienti facevano parte della comunità ebraica locale che i colleghi si erano rifiutati di assistere. La giovane Irena studiò negli anni della sua gioventù presso l’Università di Varsavia, mostrando sempre attenzione alla cultura ebraica. Nel settembre 1939 l’invasione nazista della Polonia cambiò la sua vita, come quella dei suoi contemporanei, ed è qui che la nostra storia comincia.

Assunta, negli anni dell’occupazione tedesca di Varsavia, come operatrice contro le malattie infettiva presso l’amministrazione comunale, fu incaricata dai nazisti a recarsi nel ghetto ebraico della città, creato nel 1940, grazie a uno speciale lasciapassare, per registrare i sintomi di un’ incipiente (e temuta) epidemia di tifo. Qui, in una situazione drammatica, dove la fame, gli stenti, le malattie infettive e le deportazioni erano all’ordine del giorno, Irena si prodigò per strappare più bambini possibile a un destino segnato. Attraverso una rete, creata dalla resistenza polacca, di cui faceva parte con il nome di Jolanda, riuscì a far uscire dal ghetto circa 2500 bambini, molti di loro orfani, che venivano rifugiati, sotto falso nome, in famiglie, in istituti religiosi e in conventi.

Non si può neanche immaginare il sentimento con il quale questi genitori furono costretti a separarsi dai figli, augurandosi che potessero sopravvivere. Irena annotò i veri nomi dei piccoli accanto a quelli falsi, depositando le preziose liste in alcuni vasetti, di quelli che solitamente si usano per la marmellata, seppelliti, poi, sotto un melo nel giardino di alcuni suoi conoscenti.

Nel 1943 fermata e torturata dalla Gestapo, la Sendler non rilevò la sua attività clandestina. Pagò, tuttavia, questo suo silenzio rimanendo invalida a vita a causa dei traumi riportati alle gambe. Condannata a morte, evase dal carcere in cui era trattenuta, grazie all’intervento della resistenza polacca. Visse in anonimato gli ultimi anni di guerra (1943-1945) assistendo ai drammatici eventi che colpirono Varsavia quali la rivolta del 1944 contro i sovietici e la rappresaglia, operata dai nazisti, che portò alla distruzione quasi completa della città  e alla deportazione in massa della popolazione.

Nel 1945, conclusa la guerra, consegnò alle autorità polacche e ai comitati ebraici le liste con i nomi dei bambini. Sfortunatamente, molti di loro si ritrovarono soli in quanto le rispettive famiglie furono sterminate nei lager nazisti.

Nei lunghi anni della dittatura comunista in Polonia (1945-1989) la sua storia fu quasi dimenticata. Negli anni sessanta fu riconosciuta come “giusta tra la nazioni” dallo Yad Vashem per l’attività svolta durante gli anni della guerra. Nel Talmud, testo sacro dell’ebraismo, si legge:  “chi salva una vita, salva umanità intera”.

Si arriva, infine, alla riscoperta compiuta dalle studentesse del Kansas nel 1999 e alla rappresentazione teatrale, scritta dalle stesse ragazze, che contribuì a divulgare largamente la storia di Irena. Seguirono alcuni importanti riconoscimenti che le furono tributati in patria tra cui la nomina a senatrice a vita nel 2007, rifiutata per motivi di salute. Ci lascia (fisicamente) nel 2008 all’età di 98 anni. Ma, più dei titoli onorifici, restano le vite salvate e un esempio, tra i più alti, di umanità.

 Ogni bambino salvato con il mio aiuto è la giustificazione della mia esistenza su questa terra, e non un titolo di gloria

Per comprendere questa straordinaria figura  visitate il sito del progetto “Life in a Jar”. Toccante è questa video-intervista di Irena, realizzata dalla televisione polacca:

 

 

 

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