Il partito satirico nella storia: felici come un cane a due code

Storia dei joke Parties da Hašek al Partito del Cane a Due Code

Il recente referendum in Ungheria sulle quote Ue dei migranti ha portato alla ribalta internazionale un partito molto particolare che ha condotto una campagna referendaria alquanto sui generis: Il Partito del cane a due code (in ungherese Magyar Kétfarkú Kutya Párt).

Fondato nel 2006 a Szeged (in italiano Seghedino) ha iniziato a competere alle elezioni ungheresi dal 2014, anno in cui si è istituzionalizzato formalmente. Il partito ha un carattere anti-sistema e satirico. L’obiettivo del partito è quello di smorzare i toni (nell’ultimo periodo molto accesi) della politica ungherese con sorriso.

Angelo Fortunato Formiggini, editore e scrittore modenese, sosteneva che il ridere fosse la forma più alta dell’intelletto umano e che fosse necessario a demistificare le storture della società in cui viviamo. La satira è sempre sinonimo di libertà. E allora è interessante ripercorre alcuni esempi di joke parties. Perché tra il serio e il faceto qualcosa di vero si nasconde sempre.

Jaroslav Hašek

In principio fu Jaroslav Hašek (1883-1923). E chi altro? Scrittore, giornalista, anarchico, bevitore e bohémien ceco. Personalità veramente fuori dagli schemi, condusse una vita sregolata, sempre votata allo scherno, che lo portò, però, a una dolorosa morte prematura. Scriveva per vivere e viveva per divertirsi.

Fu anche un attivista politico. Partecipò alle manifestazioni antiasburgiche del 1897. Nel 1906 entrò nel movimento anarchico. Tuttavia, la sua militanza durò poco. Nel 1909 fu allontanato dai suoi compagni perché aveva tentato di barattare la bicicletta del gruppo in cambio di birra. E questo dice molto sulla sua personalità.

Molti episodi di simile tenore si legano a Hašek . Fu arrestato, ad esempio, durante una manifestazione di protesta per aver gettato un sasso contro un poliziotto. Si difese sostenendo che nel sasso aveva individuato un prezioso fossile e che era sua intenzione portarlo in salvo. Lo gettò, quindi, lontano dai disordini, ma nella traiettoria la pietra incocciò contro un malcapitato tutore della legge. Quando si dice il caso.

Jaroslav Hašek
Jaroslav Hašek

La sua invettiva beffarda non risparmiò anche la sua vita privata. La moglie, infatti, lo lasciò perché venne a conoscenza che Hašek stava progettando di fingere la propria morte per troncare la relazione con lei.

Il Partito progressista nei limiti della legge

Nel 1911 fondò a Praga il Partito per il pacifico e moderato progresso nei limiti della legge. E già dal nome si comprende il fine satirico. La polizia imperiale non la prese così bene e anzi iniziò a vigilare sul gruppo per individuare possibili azioni eversive e cospirative di Hašek e dei suoi. La missione, tuttavia, non si rivelò così facile poiché le riunioni del Partito si svolgeva in affollate e chiassose birrerie praghesi. Il protagonista delle serate-riunioni era ovviamente Hašek. Il giornalista intavolò paradossali discussioni ed interviste sempre tra l’ilarità collettiva.

Una sera gli fu chiesto cosa ne pensasse della corona (imperiale). Hašek rispose sarcasticamente che gli piacevano molto le corone e che anzi a volte ci beveva pure dentro. In questo clima così vivace e conviviale anche gli zelanti poliziotti si unirono alla baldoria.

Hašek scrisse anche un inno per il suo soggetto politico:  ” Milioni di candidati si distinguono/ per raggirare la gente onesta/ L’elettorato ci darà il suo voto/ e noi lo accetteremo volentieri/ altri vogliono il progresso violento […] invece il nostro fine è il progresso moderato/ e  Hašek è il nostro uomo.”

Alle elezioni comunali di Praga del 1911 il Partito ottenne uno scarso risultato. Tuttavia Hašek non mancò di farsi notare. Ad urne ancora aperte fece affiggere sui muri della città manifesti che inneggiavano alla sua clamorosa vittoria. Invitò gli elettori a festeggiare in una taverna. La  prima guerra mondiale travolse l’azione politica di Hašek.

Partito per il fronte con l’esercito asburgico, nel 1915 fu fatto prigioniero dai russi. Rimase in Russia per la tutta la durata della guerra, partecipando anche agli eventi rivoluzionari del 1917. Militò brevemente anche nell’Armata Rossa.

Tornato a Praga nel dopoguerra, trovò una situazione mutata. Infatti, dalle ceneri dell’Impero asburgico era sorta la Cecoslovacchia. Morì nel 1923 a 40 anni. Lasciò incompiuto il suo lavoro più importante Il bravo soldato Švejk, romanzo antimilitarista, che scrisse per la maggior parte sotto gli effetti dei fumi dell’alcool.

Il Rinoceronte canadese

Tra tutti i casi di joke parties un posto d’onore lo ha sicuramente il Rhinoceros Party canadese (in francese Partì Rhinoceros). Fondato nel 1963 a Montreal con un chiaro intento di sbeffeggiare la politica nazionale. La scelta del Rinoceronte quale simbolo è duplice. Da un lato vuole a richiamarsi a Cacareco, rinoceronte brasiliano eletto nel 1958 nel consiglio comunale di São Paulo. E dall’altro lato il rinoceronte è l’animale che meglio di tutti incarna i politici; questi, come i rinoceronti, sono “con la pelle dura, scemi, lenti, si possono muovere veloci se sono in pericolo e hanno un corno che gli cresce in fronte alla faccia”. A lungo il leader del movimento è stato un vero rinoceronte Cornelius The First, che viveva in uno zoo vicino a Montreal. Il simbolo di partito è tratto dalla xilografia di un rinoceronte, opera dell’artista tedesco Albrecht Durer (1471-1528).

Rhinoceros Party
Rhinoceros Party

Le proposte presentate dal partito sono state regolarmente disattese. In maniera esplicita il programma del Rinoceronte dichiarava  “che nessuna promessa sarà mantenuta”. Tra le proposte si annoverano le più assurde: l’abolizione delle leggi per eliminare il crimine,  un rinoceronte per ogni canadese, innalzare gli edifici scolastici per raggiungere un alto livello d’istruzione, spostare l’Antartico nell’Artico e usare le gomme da masticare come valuta corrente canadese al fine di contenere l’inflazione e la deflazione.

Nonostante lo spirito dissacrante e scanzonato, il partito ha ottenuto notevoli risultati su base nazionale (il quarto posto nelle elezioni generali del 1984) e su basi locali, sconfiggendo anche i partiti tradizionali.

Sciolto nel 1993, è stato rifondato nel 2006. Ancora oggi è attivo nella politica canadese.

Gli amanti della birra in Polonia

Il Partito degli amanti della birra (in polacco Polska Partia Przyjaciół Piwa) fu fondato nel 1990 allo scopo di combattere l’alcolismo. Può sembrare strano, ma è così. Il Partito si prefiggeva di promuovere il consumo della birra per abbattere la piaga sociale dell’ubriachezza causata dalla vodka. Lo slogan del movimento era “non saremo i migliori, ma siamo i più simpatici!”

Nel 1991 ottenne un insperato risultato conquistando 16 seggi (2,97% dei consensi) alla camera bassa polacca.  La birra rappresentava allora, nella Polonia post-comunista, un simbolo di tolleranza, di libertà di espressione e d’associazione

Nato come partito satirico si è trasformato, in seguito, in un partito più serio e organizzato.

Best Party in Islanda
Bestpartyiceland
best party

Il Miglior Partito (in islandese Besti flokkurinn, ma conosciuto anche come Best Party) è senz’altro una delle esperienze più singolari e più conosciute in questa panoramica sui partiti satirici.

Fondato nel 2009 dall’attore comico Jan Gnarr, nel pieno della crisi economica (2008-2011) che investì l’isola atlantica, ha raccolto un successo straordinario. Nel 2010 Gnarr ha vinto le elezioni comunali a Rejkyavik. L’eco del successo fu clamorosa.

Forte era l’ondata di sfiducia verso i partiti storici, responsabili agli occhi degli islandesi, della drammatica crisi finanziaria. Il premier islandese dichiarò che si trattava di uno shock per la nazione. Gnarr, dal canto suo, nel raccogliere l’investitura popolare sostenne che si trattava, invece, dell’inizio di un rivoluzione.

Il programma di Gnarr, che si definiva “anarchico-surrealista”, prevedeva alcuni punti molto singolari. Ad esempio erano previsti asciugamani gratis in ogni piscina cittadina, l’acquisto di un orso per la zoo e la costruzione di parco Disney. Il programma del partito è riassunto in questo divertente video. Il neo sindaco propose anche di cambiare il nome di Reykjavik, in proprio onore, in Gnarrenberg.

Ma, non si limitò a scherzare. Affrontò i problemi della città. Si schierò politicamente a sinistra. Partecipò al Gay Pride vestito da drag queen e fu accesso sostenitore dei diritti umani, tanto da protestare ufficialmente contro la Repubblica Popolare Cinese per il trattamento del dissidente Liu Xiaobo.

L’esperienza del Partito si esaurì nel 2014 con la fine dell’incarico di Gnarr come sindaco di Reykjavik.

Il cane ungherese

Nato, come detto, nel 2006 a Seghedino con il coinvolgendo di alcuni artisti della città, salì immediatamente agli onori della cronaca nazionale per le dissacranti campagne elettorali. Tutti i candidati dello schieramento si chiamavano Istvan Nagy, il nome più comune tra gli ungheresi che potrebbe essere tradotto come Stefano Grosso ( da noi sarebbe stato Mario Rossi). Tra le promesse delle prime campagne vi erano: birra gratis per tutti, vita eterna, pace nel mondo, un solo giorno lavorativo alla settimana e la costruzione di una montagna nella pianura ungherese. I manifesti mostravano Istvan Nagy come un cane a due code.

BN-BS155_dog5_ER_20140227102746
Simbolo del Partito del cane a due code

La scelta del nome, ha spiegato Gergely Kovacs, fondatore del movimento, deriva da un detto inglese: quando un cane è felice scodinzola la coda così velocemente che sembra averne due. L’ obiettivo del partito, quindi, è portare un po’ di felicità e di positività nella politica ungherese.

Attività collaterale del partito, nei primi anni di attività, è quella della street art e del graffitismo. Segno di una vocazione libertaria e di una propensione verso la libertà d’espressione. Anche questa attività si distingue per l’umorismo e per lo sberleffo.

Nel 2010 il partito tentò invano di partecipare alle elezioni nazionali e a Budapest, ma non vi riuscì per questioni burocratiche. Questo però non fermò il cane.

Poster, slogan e messaggi si diffusero nelle città magiare. Il tenore non cambiò. ”Più tutto, meno niente”, “vita eterna, birra gratis e detrazioni fiscali”. Il programma del partito prevedeva anche la nascita di uno spazio-porto a Seghedino, l’apertura di un ristorante ungherese su Marte e la riparazione del buco dell’ozono.

La registrazione ufficiale del partito (2014) ha reso possibile l’effettiva partecipazione del Cane alle elezioni. Istituzionalizzato il Cane non ha cambiato né il pelo né il vizio. Si è dato, però, una struttura più definita fissando il proprio quartier generale a Budapest.

768
Cartellone ironico contro Orban

Nel 2015 grazie a 33 milioni di Fiorini ungheresi, raccolti tra i sostenitori, ha inaugurato una campagna “anti-anti-immigrazione” con 800 cartelloni, disseminati per il paese, con slogan ironici. Ad esempio “Benvenuti in Ungheria! Chiusa la domenica”, “Scusateci per il nostro primo ministro”, “Sentiti liberi di venire in Ungheria, noi siamo già in Inghilterra a lavorare”. L’obiettivo critico è la politica del primo ministro Viktor Orban.

_91074170_dsc09948
Manifesto referendario del partito

Nella recente campagna referendaria per la consultazione del 2 ottobre scorso riguardo le quote Ue dei migranti il partito è stato più che mai attivo. Con un esercito di 1000 volontari nelle strade e con numerosi slogan satirici il Cane ha guaito forte contro Orban e contro la sua campagna xenofoba.

Gli slogan della campagna erano: “Lo sapevi che un milione di ungheresi vuole emigrare in Europa?”, “Lo sapevi che in Siria c’è la guerra?”, “Lo sapevi? Durante le Olimpiadi il maggior danno agli atleti ungheresi è venuto da atleti stranieri” e “Lo sapevi che Bruxelles è una città?”. L’invito a invalidare il proprio voto ha contribuito al non raggiungimento del quorum e alla sconfitta (parziale) di Orban.

L’ironia e la satira può rappresentare un’arma di difesa contro la paura e l’arroganza del potere.

Il Cane non si ferma e ora ha messo nel mirino le elezioni nazionali del 2018.

E in Italia?

Nel nostro paese non è mai esistita un’esperienza importante assimilabile ai joke parties presentati. Certo, il Fronte dell’Uomo Qualunque e, più recentemente, il Movimento 5 Stelle hanno alcuni caratteri avvicinabili ai partiti satiriciMa non rientrano in questa categoria poiché non condividono l’ironia e la satira tagliente dei joke parties.

Simbolo del Partito dell'Amore
Simbolo del Partito dell’Amore

Forse, l’unico joke party italiano di una certa rilevanza è stato il Partito dell’Amore, fondato nel 1991 da Riccardo Schicchi e Mario Biuzzi.

Ilona Staller e Moana Pozzi hanno guidato il partito tra il 1991 e il 1994. Il partito non ha raccolto, però, grandi successi elettorali.

Il Partito ha attratto l’attenzione della stampa italiana e non solo. Ancora oggi è legalmente attivo, anche se è assente dalle competizioni elettorali dal 1994.

Precedente L'arte della pace: da Peter Paul Rubens a Pablo Picasso Successivo Il Giustizialismo- Un male italiano