Europa della flessibilità o dell’austerità?

Il futuro dell’Europa è ad un bivio. O collassa o ritorna ai valori identificativi del Manifesto di Ventotene di Spinelli e Rossi per rafforzarsi e trasformarsi in un vero Stato Federale.

Sono molti i problemi che deve affrontare e che sta affrontando. L’Europa è in una crisi economica e finanziaria senza precedenti da molti anni. Ha di fronte due possibilità per poterne uscire: austerità oppure flessibilità. In questi anni è prevalsa, sopratutto per i paesi economicamente più fragili come la Grecia, la volontà di applicare politiche rigidamente austere. Ciò ha sempre significato taglio di servizi, aumento dell’ età pensionabile e delle tasse. Gli effetti politici sono stati la diffusione di partiti populisti, estremisti e anti-europei. Ad esempio, in Grecia,  il partito neonazista “AlbaDorata” ha raggiunto alle elezioni Europee del 2014 il 9,4%. Anche in Francia si  sta affermando sempre di più il Front National, partito di estrema destra guidato da Marine Le Pen.

In Italia invece ha avuto successo il Movimento 5 Stelle che alle elezioni del 2013 prese il 24% dei voti attraverso un programma contrario alle politiche imposte dall’Europa. All’elezione Europee ha avuto una piccola flessione, ma sempre un grande risultato poiché raggiunse il 21%.

In Gran Bretagna, l’ormai ex cancelliere Cameron si è dovuto dimettere, dopo la sconfitta sul referendum riguardo alla Brexit. Il 52% dei cittadini britannici votarono per uscire dall’Unione Europea. Tra l’altro fu promosso dallo stesso Cameron, per vincere le elezioni politiche e magari ottenere qualche concessione. In effetti Cameron ha sia vinto le elezioni che ottenuto qualche agevolazione. Nonostante il suo cambiamento di voto per il Remain, il referendum ha visto vincere il Leave. Dopodiché Cameron ha lasciato il testimone a Theresa May che dovrà gestire il Brexit.

Le politiche economiche restrittive possono avere effetti positivi. Esse sono fatte per rendere più forti le casse dello stato attraverso un’imposizione fiscale più alta per cittadini e imprese. Ma se i soldi ottenuti vengono usati male o semplicemente per pagare i debiti dello stato, questa avrà solo effetti solo negativi sull’economia del paese.

Molti stati chiedono all’Europa di poter superare questa impostazione austera poiché controproducente sia a livello sociale-economico che a livello politico. Con l’approvazione del Trattato di Maastricht gli stati non sono autorizzati a condurre politiche economiche che superano il 3% del Deficit/Pil. Viene richiesta, quindi, la cosiddetta flessibilità, cioè la possibilità di superare tale soglia per poter fare investimenti. Investimenti che possono essere utilizzati per la creazione di posti di lavoro attraverso la riduzione del cuneo fiscale alle imprese.

Ultimamente anche il Presidente del Consiglio italiano Matteo Renzi sta discutendo con l’Ue riguardo la flessibilità. Nel trilaterale di Bratislava del 17 Settembre tra Renzi, Merkel e Hollande doveva essere trovato un accordo che poi non è stato raggiunto. In questo scenario s’è impuntata la Cancelliera Merkel. La Germania non ha intenzione, grazie alla propria forza economica e politica, di dare concessioni ai paesi Mediterranei poiché considerati troppo spendaccioni e non affidabili. Ma così si avvia un processo di germanizzazione dell’Unione Europea che porterà inevitabilmente al suo scioglimento.

Cosa fare?

Cosa dovrebbe fare l’Unione Europea? La flessibilità e l’Integrazione degli stati sono fondamentali per far ritornare l’Unione Europea un luogo in cui si cercava di conciliare interessi particolari dei singoli stati, ma con un”idea comunitaria. Oggi questa idea è solo uno specchio per l’allodole visto che prevalgono i valori nazionali e particolari.

Renzi ha fatto bene a organizzare un trilaterale a Ventotene, sempre con Germania e Francia,  per richiamare determinati valori. Ma se l’Europa deve avere una visione comune sarebbe stato meglio se fossero stati coinvolti tutti gli aderenti all’Ue. Sono errori che si pagano poiché vengono esclusi possibili alleati. Per iniziare a porre le vere basi per gli “Stati Uniti d’Europa” ,che sta diventando un sogno irrealizzabile, c’è bisogno del sostegno di tutti gli stati.

La crisi economica è solo uno delle tante difficoltà che affligge l’Ue. La crisi in Libia e in Siria ha posto il serio problema dell’immigrazione. Tema più complicato della crisi economica poiché colpisce l’idea stessa di Europa Unita. Non può essere gestita solamente dai paesi confinanti con il Mediterraneo, tra cui c’è l’Italia, quando è un fenomeno globale. Se si vuole parlare di Europa Unita, l’immigrazione deve essere un problema che riguarda tutta l’Ue. Ma questo ne riparleremo in un altro articolo.

 

 

 

 

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